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di Christian Francia –
Quando un politico è tutto chiacchiere e distintivo, sposa la linea del “O con me o contro di me”, dice di voler fare grandi cose ma alla prova dei fatti si dimostra come il più incapace, si circonda di nani talmente nani che lui fra i suoi sembra un gigante pur essendo gravemente sotto la media, ha una squadra di assessori al Comune di Teramo che metterebbe paura a Dario Argento per le acclarate doti di inettitudine amministrativa (Piero Romanelli alla scuola, fra mense, scuolabus, esplosioni e disastri vari, ha battuto ogni record negativo; Rudy Di Stafano alle manutenzioni ha vinto il nobel per la distruzione; Francesca Lucantoni alla cultura svetta per evanescenza e per capacità di disimpegno; Eva Guardiani ai tributi si è immediatamente distinta per l’innalzamento ai massimi di tutte le aliquote comunali, dopo aver prodotto disservizi, disoccupati e danni milionari alla Provincia).
Quando un politico da 15 anni mangia a sbafo con i soldi dei cittadini e segna continuamente record negativi per la qualità della vita della comunità che egli governa, firmando la recessione più tragica della storia dell’Abruzzo, perdente nel confronto con qualsiasi altra Regione italiana sotto tutti i profili.
Quando un politico mantiene un consenso elettorale straordinario e alla prova dei fatti si dimostra totalmente indegno della fiducia accordatagli dai cittadini, allora la buona stella si spegne e i sogni di gloria si trasformano in lunghe passeggiate ai giardinetti, laddove rimuginare su un brillante futuro buttato dietro le spalle.
Questo è Paolo Gatti, la persona che ha creato uno iato insanabile fra il consenso (altissimo) e le capacità politico-amministrative (prossime allo zero assoluto). Colui che ha apparecchiato una corte gigantesca e ha alimentato aspettative enormi, l’esito delle quali non può che essere rappresentato dall’abbandono del capo nel momento in cui non può più gestire soldi, posti di lavoro, consulenze, borse di studio, contributi pubblici della più varia specie.
Le greggi degli elettori gattiani, sempre affamate ed assetate, constatato che adesso non c’è più niente da mungere presso la corte del gatto senza stivali, hanno iniziato una transumanza verso nuove fonti e verso nuovi pascoli, e il voto provinciale – con il crollo delle preferenze dei candidati felini – è la dimostrazione plastica che il declino è incipiente e che oltre al vuoto cosmico, ad una assenza di eredi dotati di un minimo di talento politico, al disastro amministrativo comunale, provinciale e regionale, di Paolo Gatti resteranno agli annali solo le sue performance elettorali (e anche altre che per pudore è meglio tacere).
Sic transit “boria” mundi.
Oppure: “Mundus transit et concupiscentia eius” [“Il mondo passa e così la sua concupiscenza” – dalla prima lettera di Giovanni (2,17)].
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aggiungerei che ha anche tradito il suo riferimento romano (Giorgia Meloni) dopo averne approfittato per una candidatura alle nazionali; in Forza Italia c’è sempre Chiodi che con la sua tattica del silenzio alla fine la spunta sempre ed è anche vicino a Letta, per cui in caso di elezioni nazionali anticipate Forza Italia chi sceglierà, Gatti o Chiodi? Gatti passerà a breve con D’Alfonso?
Non mi sento di offendere i “nani” come Lei definisce l’enturage gattiano( non mi va di offendere i veri nani, almeno quelli di statura fisica) ma leggendo sulla stampa odierna l’intervento di un gattiano DOC “Spoil system da spartizione” mi vien da sorridere.
Ma costoro erano a conoscenza di quello che accadeva in Provincia sino a l’altro ieri?
Hanno mai aperto bocca?
Non sarebbe stato più “intelligente” aspettare la disputa all’intermo del PD per la poltrona di vice presidente? O forse c’è gia qualcuno che si sta posizionando per il “partito della nazione”?
Tutto vero ma ce’ un politico oggi in abruzzo o in italia che ha un curriculuum diverso?